...tante finestre differenti, come lo sono fra loro gli esseri umani e i loro punti di vista sul mondo.

Le finestre spalancate da

"...troppa polvere nei miei occhi."

<< Sapessi che pena, mamma. Sono vecchio e non so perché, non so da quando.
Ieri sono caduto dalla bicicletta, mi hanno detto.
Ho sbattuto la testa, mi hanno detto.

Ho ventisette anni ma ne dimostro molti di più. Ottanta, mi hanno detto.
Ottanta? Non diranno sul serio, vero? Ottanta non li hai nemmeno tu.
Dove ho messo tutti gli anni? Non capisco.
Che fine hanno fatto le mie gioie, le mie speranze?
Le mie foto. I fiori che avrei voluto regalare.
Non mi è stato nemmeno concesso il beneficio della nostalgia. Non posso permettermela.
Come ho fatto ad arrivare fin qui? Mi è stata rubata anche la paura.
Stanotte la mia vita ha subito uno strappo. Sarei anche disposto a piangere, se sapessi per cosa.
Oggi un medico mi ha detto che questa è casa mia. Una casa enorme, piena di sconosciuti. Tanti vecchi. Io qui non ci ho mai vissuto. Ho cercato di dirlo al medico. Lui non mi ha dato ascolto ed è andato via perché ha sentito un suono provenire dalla sua giacca, si è messo qualcosa in un orecchio e ha cominciato a parlare da solo con un filo. Penso che sia matto.
Stamattina mi hanno presentato un sacco di gente nuova. Qualcuno mi ha portato dei vestiti perché non ricordo più dove ho conservato i miei. Sono vestiti adatti a una persona anziana. Ma io ho 27 anni. Sono un vecchio di 27 anni.
Vorrei tanto che qualcuno mi portasse anche dei ricordi. Ho bisogno di sapere perché. Perché lo specchio non restituisce più la mia faccia. Perché i miei capelli sono già tutti bianchi. Perché la mia mano trema un po' e si è riempita di macchioline.
Avrei voluto parlarne con Maggie. Ho provato a chiamarla, ma al suo numero risponde un'altra persona che dice di non conoscere nessuna Maggie.
Ho cercato di spiegare che è la donna che ho sempre amato. Oggi ho deciso di dirglielo prima che sia troppo tardi. Non mi hanno dato retta. Nessuno ha mai sentito parlare di Maggie.
Dopo pranzo sono andato al negozio di zio Donald. Non c'è più. Al suo posto ho trovato una rivendita di quadri di metallo con i ritratti parlanti. Anche zio Donald non c'è più.
E dire che ieri era tutto diverso. Ogni cosa al suo posto.
Oggi invece il tempo fa di me ciò che vuole. Sfregia il mio viso.
Non ho più molta voglia di cercare di capire il futuro.
Non so se mi comprerò un'altra bicicletta.
Adesso davvero non reggo il peso delle ciglia spelacchiate.
Adesso mi sento proprio stanco.

Troppa polvere, mamma, troppa polvere nei miei occhi. >>

Mansardo
 
 
Testo ispirato alla vita di Henry Gustav Molaison, conosciuto dai neurologi di tutto il mondo come il paziente "H.M.", deceduto tempo fa all'età di 82 anni nello Stato del Connecticut (USA), dopo aver vissuto cinquantacinque anni senza essere in grado di costruire un solo ricordo o di memorizzare una sola esperienza quotidiana.
 

1 commento:

Giò ha detto...

Bellissima scelta! Davvero molto interessante! Mi ha spianato la strada ad una serie di riflessioni e considerazioni sul tempo e sulla memoria, quindi, ritornerò a lasciarne traccia!

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