...tante finestre differenti, come lo sono fra loro gli esseri umani e i loro punti di vista sul mondo.

Le finestre spalancate da

Craros de luna


Craros de luna

Craros de luna sun sos ojos tuos,
po custa notte ch’est in coro meu,
e mi donan a s’ànimu recreu,
ca de lugore nou mi lu tinghen;
de ganas ismarridas mi l’inchinghen,
chi si faghen su logu in mesu ‘e ruos.
Un’armonia est sa ‘oghe tua,
chi mi prenat de sonos custa mente,
e chi m’ammuntat su chi m’est dolente,
‘estìndemi de gosu onzi lamentu.
E si pesat, lezeri, custu ‘entu,
chi bolare mi faghet, a s’accua.
E pigo, cun sas alas imbetzadas,
subra de chimas altas, erboridas,
ca tue onzi sentidu mi nd’ischidas,
su samben inchendìndemi in sas venas.
Pòberu m’intendìo; pagas renas
tenìo de s’amore, ismentigadas.
E non creìo prùs de m’abbizare
ch’esistit unu mundu prenu ‘e lughes;
e tue a’ custu logu mi che giughes,
cun cussos ojos chi m’an incantadu.
Onzi dolore tue m’as sensadu.
Si tottu est beru, timmo ‘e m’ischidare.
E paret ch’in su sonnu mi dimandes,
a boghe lena, si bene ti cherzo;
e tando cust’amore a tie offerzo,
nàndedi chi de te non fatto a mancu.
Ma ti prego, abbàrram’a fiancu;
fàghemi cumpanzia, non ti ch’andes.
Ca regaladu m’as una fortuna,
po custu coro tristu e allizadu.
A costas tuas pasu apo agattadu,
e d’esser biu como so siguru.
De lughe as aundadu cust’iscuru,
cun cussos ojos de craros de luna.


Chiari di luna

Chiari di luna son gli occhi tuoi,
per questa notte che è nel mio cuore,
e mi ristorano l’animo,
perchè di una luce nuova lo dipingono;
lo cingono di voglie smarrite,
che si fanno spazio in mezzo ai rovi.
Un’armonia è la tua voce,
che mi riempie di suoni questa mente,
e che mi copre ciò che mi è dolente,
vestendomi di gaudio ogni lamento.
E si alza, leggero, questo vento,
che, di nascosto, mi fa volare.
E salgo, con le ali invecchiate,
sopra alte cime erbose,
perchè tu ogni sentimento mi risvegli,
accendendomi il sangue nelle vene.
Povero mi sentivo; pochi granelli
avevo dell’amore, dimenticati.
E non credevo più di accorgermi
che esiste un mondo pieno di luci;
e tu in questo posto mi conduci,
con quegli occhi che mi hanno incantato.
Ogni dolore tu mi hai calmato.
Se tutto è vero, ho paura di svegliarmi.
E sembra che nel sogno mi chieda,
a bassa voce, se ti voglio bene;
e allora quest’amore a te offro,
dicendoti che di te non faccio a meno.
Ma ti prego, restami a fianco;
fammi compagnia, non andartene.
Perchè mi hai regalato una fortuna,
per questo cuore triste e appassito.
Al tuo fianco ho trovato riposo,
e di esser vivo ora son sicuro.
Hai inondato di luce quest’oscurità,
con quegli occhi di chiari di luna.

Giangavino Vasco


 orso

Amore, Psiche e psichiatria.



Non è raro imbattersi in discorsi e  considerazioni varie  sull'amore. Considerazioni che molto, troppo spesso, vengono usate come alibi al fine di giustificare comportamenti assurdi...
"L'ho fatto per amore"! "Ha ucciso per amore" ... "mi maltratta ma mi ama" ... "ti lascio perchè ti amo troppo" (fa ridere ma ....) ... "per amore dei figli è ammesso tutto..." .."in guerra e in amore tutto è lecito" (!)...
Letteratura, cinema, musica, religioni e arti varie raccontano "storie d'amore" che se non fossero vere ci sarebbe da ridere ma  purtroppo essendo, ahimè, più che vere, provocano un  profondo senso di sconforto. (Sconforto che si placa nell'istante in cui si ha la fortuna di imbattersi nel "vero" amore e, questo punto chi non ha ancora avuto la fortuna di incontrarlo penserà: "come si fa a capire che "è quello" il vero amore?". Facile .... si capisce e basta!) ...
Ma che c'entra la psichiatria con tutto ciò? Beh ... innanzitutto mi  piace stimolare la curiosità dell'astante ed il titolo "Amore, psiche e psichiatria" mi sembra poter servire allo scopo. Essendo poi la psichiatria una branca della medicina che ha per oggetto la patologia della vita di relazione, ci sta.... e comunque gli autori delle frasi che ho citato all'inizio di questo breve riassunto, sono o no da sottoporre all'attenzione di un buon psichiatra?
Infine vorrei sottoporre all'attenzione di chi vorrà arrivare fino in fondo a questo mio primo post, un brano degli anni '70, dove si sommano una serie di luoghi comuni sull'amore... nel testo della canzone e, anche nelle immagini dello splendido film di F. Lang.


Giò

Un paese come tanti

La mia collina


Nel novecentosettantacinque, appena laureato, partii militare per Trento: un periodo stupendo, ma quanta nostalgia per i luoghi che avevo lasciato!
Lo testimoniano queste poche righe ingenue, banali, ma "di cuore", che scrissi allora:


"Vivere lontano dal proprio paese risveglia, inevitabili, i ricordi. Avessi anche passato i miei anni in una landa paludosa, lo stesso ne avrei il rimpianto.
Non ci sono però paludi al mio paese, ma terre che racchiudono pagine di storia. E torrenti, ruscelli, fiori, case, fabbriche, chiese restaurate o cadenti.
Gente né migliore né peggiore che altrove, ma con una propria umanità.
E un bambino nato in una casa in mezzo ai prati, che giocava libero, apprendeva ogni giorno dalla natura nuovi segreti e scappava, per la timidezza, quando arrivava qualcuno.
Un bambino che ancora oggi non vuole crescere, ma conta di riprendere qui il discorso interrotto con la solitudine e la natura.
In un prato ho giocato interminabili partite a pallone con Elio, il mio primo amico.
Chissà se Elio vorrà tornare a giocare di nuovo con me!
Non credo, ne sono passati di anni, ma mi piacerebbe chiederglielo".

Ancora adesso spero sia rimasto in me qualcosa di quel bimbo così gracile che i genitori, vedendolo inadatto al lavoro nei campi, decisero di far studiare, a costo di lavorare ancora di più loro.

Costantino

Incontro con un vecchio amico



Come vedi sono qui
nella sede di uno stabilimento chimico
le gambe tagliate dai fumi
come i pensieri
i rumori che attraversano la superficie
le pareti dello sgomento attraversate dai tuoi occhi

Come vedi sono qui
ad abitare il mondo
la vita reale
sotto al tuo sguardo marziano

Mi guardi nel modo sbagliato
ma è un mondo semplice qui
devi guardare la strada
ma anche il suo paesaggio
se vuoi riuscire
a tenere gli occhi aperti
se non vuoi essere risucchiato dall'asfalto







Nàrami, pastore

Nàrami, pastore 

it’est chi t’incadenat
a custos montes brujados,
ue roccas e bentu
lean su respiru,
ue cumpanzu e isposa t’est
sa solitùdine antiga?
Che Luna pellegrina
andas notte e die
e che issa ses riccu
de piùere e misèria.
Bélidan sas ‘arveghes isfianchidas,
ti miran cun ojos de piantu
bramende
erva ‘irde e rios limpios.
Lamentos e feridas t’istringhes
in coro e sònnias…
sònnias tue puru pasturas saboridas
cantilenas d’abba cristallina
e tittas pienas.
Nàrami, pastore,
ite lis contas a sas istellas
in sas nottes friscas de ‘eranu,
solitàriu,
in custos montes riccos solu
de làgrimas e sàmbene?
E in sas nottes frittas e iscurosas
ite cunfidas
a su ‘entu, padronu soberanu
de custas alturas chena risu?
Forsi los miras solu
e non faeddas
e che sempre, a sa sola,
in segretu piantu ti consumas.

Antoninu Rubattu 


Dimmi, pastore

cos’è che t’incatena
a questi monti bruciati,
dove rocce e vento
mozzano il fiato,
dove per compagno e per sposa
hai la solitudine antica?
Ramingo, come la Luna,
vai notte e giorno
e come Lei sei ricco
di polvere e miseria.
Belano le pecore…..
ti guardano con occhi di pianto
invocando
erba verde e ruscelli limpidi.
Lamenti e ferite ti stringi
al cuore e sogni…..
sogni anche tu pascoli saporiti,
cantilene di acque cristalline
e mammelle turgide.
Dimmi, pastore,
cosa racconti alle stelle
nelle fresche notti di primavera
in solitudine
su questi monti ricchi solamente
di lacrime e sangue?
E nelle notti fredde e buie
cosa confidi
al vento, padrone assoluto
di queste alture senza sorriso?
Forse li osservi soltanto
e non parli
e come sempre, da solo,                                   
in segreto pianto ti consumi.                               
                                                orso                      

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