Ierru
Benit s’ierru, bezzu, tristu e canu,
E senz’ervas est tristu su pianu,
E sas forestas pàrene brugiadas.
Non puzzones c’allegren su manzanu
Cun sas milli pibias delicadas,
Su entu muinat intro sas foradas
E tristos colvos cantan a luntanu.
Gai est s’umanu istadu; rie rie
Fuit s’amare, fuit su cuntentu;
Passat de zuventude cudda die
Coment’una die ’e magiu senza entu.
Ma su dolore, simile a su nie
Falat continu frittu e lentu lentu.
Antioco Casula Montanaru
Inverno
Carico di nuvole tempestose
Viene l'inverno, bianco, triste e vecchio,
E senza l'erba è desolato il piano
E i boschi sembrano bruciati.
Nessun uccello che rallegri il mattino
Con i mille gorgheggi delicati,
Il vento fa mulinelli tra le gole
E tristi corvi cantano lontano.
Così è l'umana condizione; ridi ridi
fugge l'amare, fugge la felicità;
Passa ogni giorno della gioventù.
Come un giorno di maggio senza vento.
Ma il dolore, simile alla neve
cade continuamente, fitto e lento.
orso
7 commenti:
Ciao Orso, bella poesia. In ogni caso anche se l'inverno ci intristisce, quello che consola e che dopo passa e arriva la primavera che ci da' carica e colori.
Alle prossime e buon wk
ciao
Paolo
Una meraviglia quell'uccellino che fa da vedetta all'inverno.
Che splendida immagine con quell'uccellino che spazia con gli occhi si direbbe nell'infinito mentre la natura scarna invernale gli dà comunque rifugio.
ciao paolo.
per fortuna l'inverno qua da noi e abbastanza mite.grazie della vista buona settimana,
ciao orso..
ciao costantino.
ti ringrazio della gradita visita.
ciao orso..
ciao Ambra.
si in effetti il suo sguardo era rivolto verso il mare forse verso l'infinito.
ciao orso..
Bella poesia e nella versione originale la prima quartina ha una magnifica musicalità!
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