...tante finestre differenti, come lo sono fra loro gli esseri umani e i loro punti di vista sul mondo.

Le finestre spalancate da

Chiari del bosco

“Il chiaro del bosco – dice Marìa Zambrano-  è un centro nel quale non sempre è possibile entrare; lo si osserva dal limite  e la comparsa di alcune impronte di animali non aiuta a compiere tale passo. E’ un altro regno che un’anima abita e custodisce. Qualche uccello richiama l’attenzione invitando ad avanzare fin dove indica la sua voce. E le si dà ascolto. Poi non si incontra più nulla, nulla che non sia in un luogo intatto che sembra essersi aperto solo in quell’ istante e che mai più si darà così.  Non bisogna cercarlo. Non bisogna cercare. E’ la lezione più immediata dei chiari del bosco: non bisogna andare a cercarli e nemmeno a cercare nulla da loro. Nulla di determinato, di prefigurato, di risaputo. (…) Sospendere la domanda che crediamo costitutiva dell’umano.”

(Marìa Zambrano, Claros del bosque, 1977. Traduzione dallo spagnolo di Carlo Ferrucci, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 11-12)

Musiche, figure, parole, canti, volti che, non cercati,  improvvisamente sfiorano e unificano la tua mente e ti fanno trasalire per il senso di “Vita Nova” che trasmettono… Eventi che, tra terra e cielo, si dischiudono,  ogni volta , proprio così:  come “un luogo intatto”, "un centro", “un altro regno” abitato e custodito da un’anima,come una discontinuità rispetto ad ogni dato noto, prefigurato, risaputo,  che è,  insieme, un improvviso riconoscimento…Quanto spesso accade!…

A questi "luoghi",  radure d’ombra e di luce, di raccoglimento e  risveglio, che sono simultaneamente la tua dimensione più segreta e quella che, soprattutto, vorresti comunicare e condividere, io dò ora, dopo aver letto questo libro di Marìa Zambrano, il nome di “chiari del bosco”.

“Chiari del bosco” sono certi dialoghi tra bambini. Certi portoni su inattesi misteriosi cortili, o chiostri, o fontane in mezzo a un giardino. Certe voci  non sai se umane o angeliche che senti levarsi  nel silenzio d’una perfetta liturgia. Certi gridi di uccello. Certi racconti di compiuta bellezza che ti placano e che ti inquietano. Certe frasi, che leggi o che ascolti e che non riesci a dimenticare.

Yuri Norstein   Ёжик в тумане
(Riccio nella nebbia)

Così un grande maestro del cinema di animazione russo, Yuri Norstein, comincia a narrare la genesi del suo film “Il riccio nella nebbia”: “Da tempo  avevo voglia di fare una storia nella quale lo spunto doveva essere una foglia d’autunno che cade al suolo. ..“. Ecco, questa frase è proprio  un preciso esempio di quali siano, e di come siano,  per me  - per ognuno sono diversi-  i “chiari del bosco”.

Anna

1 commento:

Costantino ha detto...

"Chiari del bosco",più di una favola,quasi un miraggio,sicuramente un desiderio legato alla natura.
Un grazie a chi ha scritto questo bellissimo post.

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